Nubifragio a Vicenza

nubifragio

VICENZA. 27 maggio 2018 

Strade allagate, garage e scantinati invasi dall’acqua, incidenti e persino automobilisti rimasti incastrati nelle loro vetture lungo vie diventate torrenti. Sono alcuni degli effetti dell’ondata di maltempo che si è abbattuta ieri pomeriggio su gran parte del Vicentino. Montecchio Maggiore e Brendola, le zone più colpite dal nubifragio. È qui che i vigili del fuoco sono intervenuti in forze, non solo dal comando di Vicenza, ma anche dalle stazioni di Lonigo, Arzignano, Thiene e Recoaro dopo le decine di chiamate arrivate alla centrale operativa.

Oggi in città e in provincia è previsto un cielo inizialmente molto nuvoloso con deboli piogge che poi, nel pomeriggio, dovrebbero cessare salvo riprendere, in alcune zone anche intense, in serata e nella notte. Ma il meteo rimarrà instabile anche nei prossimi giorni quando però le schiarite saranno maggiori delle nuvole e soprattutto dei temporali che dovrebbero essere piuttosto isolati e meno intensi di ieri. Il bollettino meteo della Regione metteva in allerta anche rispetto ai bacini idrici in particolare nelle aree montane e pedemontane dove non è esclusa la possibilità di innesco di movimenti franosi superficiali e di colate rapide.

Presenti anche noi abbiamo compiuto il nostro dovere , ricevere quel “grazie” è stato per noi una bella soddisfazione , un lavoro ben fatto per noi che lo facciamo con tanta passione , ed abbiamo dedicato il nostro tempo ad aiutare chi era in difficoltà . I volontari di Recoaro .

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Recolandia 2018

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RECOLANDIA

Bambini, e non solo, vi aspettiamo domenica 3 giugno per una giornata di divertimento!

Spettacolare parco divertimenti a cielo aperto, con intrattenimento per i più piccoli, famiglie e non solo. Dal mattino bancarelle di artigianato, giochi gonfiabili, trenino, artisti di strada, aquiloni, giochi in legno, esposizione rapaci, musica live e tanto divertimento.

RECOARO TERME Piazzale seggiovia 3 giugno 2018 

Info: 338 8798052,

proloco@recoaroterme.net

https://www.facebook.com/proloco.recoaroterme/

Divisa da Intervento Nomex

Indumento Protettivo: Completo Antifiamma

Scopo del dispositivo

Scopo principale del completo di protezione dal calore “nuova foggia” è quello di proteggere il corpo di chi lo indossa (con l’esclusione delle mani e dei piedi) dalle lesioni e dai danni che possono essere provocati durante l’attività operativa da:

– brevi contatti con fiamme libere;
– effetti del calore.

Secondariamente, esso protegge anche da:

– azioni di corpi laceranti;
– schizzi di sostanze liquide aggressive e/o di agenti estinguenti (schiume, acqua);
– agenti atmosferici (pioggia, freddo);
– polveri nocive (particolari, polveri estinguenti).

In condizioni di scarsa visibilità, aiuta inoltre a prevenire l’investimento accidentale di chi lo indossa.

Caratteristiche
Il completo antifiamma per Vigili del Fuoco, certificato come DPI di III categoria ai sensi del D.L.vo 475/’92 per la lotta contro l’incendio secondo le norme UNI EN 340/’04 e UNI EN 469/’07 livelli Xf2 – Xr2 – Y2 – Z2.

Il completo di protezione “nuova foggia” svolge la propria funzione protettiva mediante l’assemblaggio di diversi indumenti:

– Giaccone;
– Cappuccio;
– Sovrapantalone.

Il giaccone serve a proteggere il torso ed è realizzato in due materiali:

1. un tessuto esterno laminato in doppio strato, Aramide esterno/membrana in PTFE (Politetrafluoroetilene) microporosa espansa interna, capace di resistere all’azione delle fiamme libere, con un ottimo grado di reazione al fuoco all’azione del calore, nonché alla penetrazione dell’acqua anche in pressione e dei liquidi in generale;

2. un’imbottitura interna non asportabile in feltro isolante di fibra di Aramide, con fodera in Aramide / Viscosa, capace di isolare termicamente dal freddo e dal calore dell’incendio.
Il cappuccio, destinato a proteggere la testa, è realizzato nei medesimi materiali.

Il sovrapantalone, destinato a proteggere le gambe, è un capo unico realizzato anch’esso nei medesimi materiali e dotato di ginocchiere di protezione e di bretelle per il mantenimento.

Modalità di impiego

Per un corretto impiego, è innanzitutto fondamentale indossare un completo della giusta taglia. Se il completo fosse eccessivamente aderente. Infatti, risulterebbe poco “coprente” ed ostacolerebbe i movimenti; un completo troppo grande, analogamente, sarebbe di intralcio per l’operatore. Si raccomanda poi di indossare sempre, insieme al giaccone, anche il sovrapantalone, perché proprio a questo indumento è affidata tutta la protezione delle gambe.

Prima dell’uso, è bene verificare che tutti gli indumenti del completo siano perfettamente chiusi in ogni loro parte (chiusura lampo, bottoni, velcro). Durante l’uso, è buona norma allontanarsi rapidamente dal luogo d’intervento qualora si avverta un sensibile incremento della temperatura interna, in particolare in corrispondenza delle zone dell’indumento con prestazioni termiche inferiori rispetto al resto, situate sul dietro dei pantaloni, che segnalano all’utilizzatore il raggiungimento del limite delle prestazioni protettive.

Il sovrapantalone è dotato di ginocchiere di protezione e di bretelle per il mantenimento. È necessario indossare sempre, oltre al giaccone, anche i pantaloni e chiudere perfettamente gli indumenti.

Durante l’uso, è bene allontanarsi rapidamente dalla fonte di calore se si avverte un sensibile incremento della temperatura interna.

DuPont™ Nomex® per prestazioni di lunga durata

Gli indumenti in fibra Nomex® proteggono i vigili del fuoco da vari decenni. Test approfonditi e eseguiti con frequenza dimostrano che sono tra i migliori per quel che riguarda la conservazione a lungo termine delle qualità protettive contro calore e fiamme.

Oltre il senso del dovere
La fibra Nomex® consente all’attrezzatura di servizio di resistere al passare del tempo, all’usura e ai lavaggi, oltre che all’esposizione alla luce ultravioletta.

I test effettuati hanno dimostrato che uno strato esterno in fibra Nomex® conserva l’84% della propria resistenza elastica dopo 25 lavaggi, rispetto al 52% con uno strato esterno composto al 60% di fibre para-aramidiche.

I tessuti in Nomex® garantiscono una resistenza nettamente maggiore all’abrasione rispetto al molti altri tessuti. Ciò influisce direttamente sulla durata e sulla resistenza, aspetti fondamentali per i vigili del fuoco di tutta Europa.

Migliore resistenza all’abrasione
La resistenza all’abrasione è correlata alla durata e alla resistenza. La maggior parte dei tessuti in fibra Nomex® hanno un’elevata resistenza all’abrasione rispetto ad altri tessuti con alto contenuti di fibre para-aramidiche. Sebbene queste forniscano un’elevata resistenza meccanica, i tessuti esterni che contengono il 60% di fibre para-aramidiche mostrano un calo netto della resistenza agli strappi dopo il lavaggio rispetto a tessuti simili con una percentuale più elevata di Nomex®.

Scheda di sicurezza (safety data sheet)

Questo post forse un pò tecnico ma indispensabile per un vigile del fuoco sapere  con cosa si ha a che fare , per questo in aziende ad alto rischio di incidente rilevante conoscere le informazioni riportate nella scheda di sicurezza non e solo obbligatorio ma FONDAMENTALE PER IL RISCHIO DEL SINGOLO E DELLA SQUADRA , E DI TUTTO QUELLA ZONA ROSSA , DOVE DOVRANNO OPERARE I VIGILI DEL FUOCO . E risulta senz’altro obbligatorio a chi opera e maneggia il prodotto in questione . Nel sistema della scheda di sicurezza a 16 punti , sono descritti in maniera peculiare e chiara l’uso , l’immagazzinamento , i DPI obbligatori , i pericoli ed il rischio , fino ad arrivare allo smaltimento dei contenitori.

Scheda di sicurezza

Una scheda di sicurezza (SDS) è un documento legale in cui vengono elencati tutti i pericoli per la salute dell’uomo e dell’ambiente di un prodotto chimico. In particolare vi sono elencate le componenti, il produttore, i rischi per il trasporto, per l’uomo e per l’ambiente, le indicazioni per lo smaltimento, le frasi H ed i  consigli P, i limiti di esposizione TLV-TWA e le protezioni da indossare per il lavoratore (Dispositivi di Protezione Individuale), che ne entra in contatto.

Normativa europea

In Europa la struttura ed il contenuto tecnico delle schede di sicurezza è regolato dal regolamento n. 1907/2006 del Parlamento Europeo del Consiglio del 18 dicembre 2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH). Il REACH integra i criteri delle precedenti direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE (che stabiliscono i preparati e le sostanze interessati ed i criteri per l’imballaggio e la loro etichettatura), rendendo obbligatoria le SDS anche nei seguenti casi :

  • sostanze persistenti, bioaccumulanti e tossiche ;
  • molto persistenti e molto bioaccumulanti in base ai criteri di cui all’allegato XIII;
  • sostanze incluse nella lista di quelle eventualmente candidate all’autorizzazione, disposta dall’art. 59;
  • su richiesta dell’utilizzatore professionale, per preparati non classificati ma contenenti (in concentrazione individuale pari o superiore all’1% in peso per preparati solidi e liquidi o allo 0,2% in volume per preparati gassosi) sostanze pericolose, oppure dotate di valore limite d’esposizione professionale o ancora rientranti nei casi di cui sopra

Struttura SDS europea

La struttura della scheda di sicurezza deve essere composta dai seguenti 16 punti obbligatori :

1.identificazione della sostanza / miscela e della società / impresa produttrice;

2.identificazione dei pericoli

3.composizione / informazione sugli ingredienti;

4.misure di primo soccorso;

5.misure antincendio;

6.misure in caso di rilascio accidentale;

7.provvedimenti in caso di spargimento accidentale, manipolazione e immagazzinamento;

8.protezione personale e controllo dell’esposizione;

9.proprietà fisiche e chimiche;

10.stabilità e reattività;

11.informazioni tossicologiche;

12.informazioni ecologiche;

13.considerazioni sullo smaltimento;

14.informazioni sul trasporto;

15.informazioni sulla regolamentazione;

16.altre informazioni.

Qui sotto alcuni link sulle schede di sicurezza , per evitare di caricarne una intera , tanto

per avere un’idea di cosa si può trovare in un azienda :

Drammatico incidente A31

 

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ALBETTONE. Ore 15 Sale a quattro il numero delle vittime in A31. L’uomo coinvolto nel primo incidente, portato in ospedale in condizioni disperate dopo essere stato sbalzato fuori dall’auto, non ce l’ha fatta. È morto poco dopo al San Bortolo. I feriti sono cinque: non sarebbero gravi. Dopo il tamponamento di tre auto da parte del tir c’è stata una violenta esplosione ed è scoppiato il rogo. Gli occupanti della terza vettura sono riusciti a fuggire mentre tre persone, a bordo delle altre due auto, sono rimaste intrappolate tra le fiamme.

Ore 12.30 Inferno sull’autostrada A31 Valdastico Sud, dove intorno a mezzogiorno si sono verificati due incidenti a breve distanza l’uno dall’altro, entrambi in direzione Piovene Rocchette. Pesantissimo il bilancio che potrebbe essere di almeno tre morti e un ferito grave.

Il primo incidente è avvenuto poco dopo il casello di Albettone-Barbarano: nello schianto tra due auto una persona è stata sbalzata dall’auto. Le sue condizioni sono gravi.

In seguito alla coda che si è formata tra Albettone e Longare un tir ha centrato le auto ferme in colonna: tre hanno preso fuoco. Almeno tre persone sono morte carbonizzate.

Sul posto l’elisoccorso, i vigili del fuoco, la polizia stradale e il personale dell’autostrada. La A31 alle 12.30 è stata chiusa per permettere le operazioni di soccorso.

Dopo il Primo incidente sul casello di Albettone 

Una colonna di mezzi, fermi per un precedente incidente accaduto qualche centinaio di metri più avanti, dove era rimasto ferito il 33enne, è stata tamponata da un camion.

Dopo l’urto,  tre auto hanno preso fuoco. Il guidatore di una delle tre vetture è riuscito  a scendere  ma i Rossetto e Pozza sono rimasti bloccati nelle proprie, una Renaul Megane e una VW Golf. .

I pompieri di Lonigo e Vicenza hanno spento il rogo delle tre auto, niente da fare purtroppo per gli occupanti. Soccorso e portato in ospedale dal suem 118 il conducente, riuscito a scendere dall’auto in fiamme. Illeso il guidatore di un’altra auto e il conducente del furgone cassonato e l’autista del camion, un 53enne di Ancona.

Oltre alla vittima, ci sono stati tre i feriti sul primo incidente, dove sono intervenuti i vigili del fuoco di Este.  Sul posto la polizia stradale e il personale ausiliario dell’autostrada.

 

Apicoltore colto da malore

 

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Arzignano 18 maggio 2018

Alle 16.30, circa i vigili del fuoco sono intervenuti nei pressi di via Salviati a Restena di Arzignano (Vi) per soccorrere un apicultore probabilmente sentitosi male, trovato però già deceduto. L’uomo è stato notato da alcuni passanti riverso all’interno dell’auto in una zona di prato dove sono presente le arnie su cui stava lavorando. Gli operatori della squadra di Arzignano si sono vestiti con apposite tute per la presenza delle api, hanno raggiunto l’uomo che è stato portato in zona sicura dove il personale del medico del 118 ha solo potuto constatare la morte del 77 enne apicultore di Folgaria.
Sul posto i carabinieri della locale stazione insieme alla polizia locale. Degli apicultori della zona hanno fatto rientrare le api all’interno delle arnie per poi provvedere al recupero del furgone bonificato. Le operazioni di soccorso dei vigili del fuoco sono terminate dopo circa un’ora e mezza.

Tante piazze per giocare Schio 2018

Piazza Schio

Tante piazze per giocare si chiamava la manifestazione , e così fu , tanto divertimento per i bambini . Presenti anche i vigili del fuoco coadiuvati dalla grande associazione dei vigili del fuoco in pensione , nella piazza statuto con il suo percorso , una grande festa a cui i bambini hanno partecipato con entusiasmo , un piccolo percorso per far divertire i bimbi e per far conoscere i vigili del fuoco . Noi volontari nel nostro piccolo abbiamo aderito a questa manifestazione che complice il tempo si e rilevato molto interessante .

Noi del distaccamento di Recoaro Terme siamo resi partecipi nell’aiutare , in questo piccolo spazio di tranquillità , una grandissima soddisfazione nel leggere l’entusiasmo negli occhi dei piccoli , che per alcuni di noi che ci siamo recati a questa manifestazione , dopo il lavoro , ma ne e valsa veramente la pena , noi volontari abbiamo ancora portato a casa come sempre qualcosa che porteremo sempre nel cuore .

Dobbiamo imparare dai bambini.
Amano senza dubitare.
Abbracciano senza avvisare.
Ridono senza pensarci.
Scrivono cose colorate sulle pareti.
Credono ad almeno 10 sogni impossibili.
Non arrivano al cassetto più alto, ma toccano il cielo con la punta delle dita.
E quando vengono affidati al sonno è come se il mondo avesse perso un po’ del suo splendore.
(Fabrizio Caramagna)

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Incendio a Colletto Grande di Velo

Credo che su questi disastri non servano parole , la maggior parte delle volte si vedono volare via anni di risparmi e sacrifici , cercare un motivo per cui sia successo non è facile , e fino a prova contraria non risulta doloso , certo che chi da alle fiamme un bosco , una casa , una macchina , dovrebbe pagare caro assumendosi le proprie responsabilità , tutta la nostra solidarietà per questo evento disastroso , ed un monito a non mollare . I volontari
 

L’ incendio che ieri  pomeriggio,  ha devastato il bar-rifugio Al Colletto di Velo, che si trova sopra il Bosco del Tretto ha scosso l’intera comunità dell’Alto Vicentino e poche ore dal furioso incendio, si fa la conta dei danni. Al lavoro i vigili del fuoco per la messa in sicurezza.

Sul posto ieri,  anche i carabinieri della compagnia di Schio, che stanno attendendo il responso dei vigili del fuoco per capire cosa ci sia dietro il grave incendio, che ha già provocato danni enormi, sia agli esterni che nella zona della cucina del noto locale preso di mira dagli escursionisti nel fine settimana. Distrutto il tetto del rifugio, che è stato bruciato per primo.

Difficile che il fuoco si sia generato da solo, ma è troppo presto per comprendere la natura del rogo che ha tenuto impegnati a lungo i pompieri. Troppo presto anche per avanzare ipotesi anche se i militari dell’Arma non escludono alcuna ipotesi in questo momento.

Non si sono registrati feriti perchè ieri , per il locale era giorno di chiusura.

Le indagini

Non si esclude il dolo al momento e sarà compito dei carabinieri del comandante Vincenzo Gardin capire se qualcuno potesse avercela con i titolari del rifugio, al punto da appiccare un incendio con l’intento di distruggere il locale. Non sarebbe la prima volta. Tuttavia, fa riflettere il fatto che le fiamme siano partite dalla cucina, quindi i carabinieri stanno tenendo in considerazione anche l’ipotesi del corto circuito dovuto al cattivo funzionamento di qualche elettrodomestico.

Su facebook, quando hanno iniziato a girare le foto fatte dal Presidente del Quartiere Tretto, si è scatenata la solidarietà nei confronti dei gestori del Colletto di Velo, meta del fine settimana di motociclisti e turisti appassionati del luogo immerso nel verde. Faceva impressione vedere le immagini del locale avvolto dalle fiamme. Lingue di fuoco che hanno distrutto tutto quello che trovavano sul loro cammino.

A.B.

 

 

Sempre in prima linea

12-5-18

Non si fa il proprio dovere perchè qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per sè stessi, per la propria dignità. Oriana Fallaci

Noi nel nostro piccolo distaccamento diamo questo contributo alla comunità , facciamo ciò che possiamo e siamo ciò che facciamo , in prima linea per il soccorso a persona , animali e cose , in questo nostro difficile territorio prealpino , fatto di piccole e grandi realtà in alcuni casi difficili da raggiungere , se non con la profonda conoscenza del nostro territorio .

Il pompiere paura non ne ha …

Sia ben chiaro , il pompiere non è un eroe , è una persona ed è umano , avere paura non vuol dire non avere coraggio , la paura rende le persone attente e prudenti , riflessive sulle decisioni .

Questi sono i vigili del fuoco , questi sono i volontari .

Addestramento con Autoprotettore

Autoprotettore

Una fase molto importante e cruciale per quanto riguarda gli incendi e anche altre varie azioni che si possono incontrare in ambienti ad alto rischio di incidente rilevante e conoscere ed avere dimestichezza con l’autoprotettore o autorespiratore , per questo proposito oggi parleremo di questo argomento nell’addestramento mensile .

Autorespiratore a Circuito Aperto

Scopo del dispositivo

Suo scopo principale è quello di proteggere le vie durante l’attività operativa in atmosfere critiche :

-inquinate da fumi, nebbie, gas e vapori (asfissianti, irritanti, corrosivi, tossico-nocivi, cancerogeni/teratogeni, letali);

-contaminate da microrganismi infettivi;

-con tenore di ossigeno < 17%;

-con temperature > 60°C fornendo all’utilizzatore aria non inquinata proveniente da una sorgente portatile.

Caratteristiche

L’autorespiratore è costituito anzitutto da una (o anche più di una) bombola caricata ad aria compressa, realizzata normalmente in un unico pezzo cilindrico di acciaio, con una capacità volumetrica compresa tra 3 e 9 lt (il tipo più diffuso è quello da 7 lt). In Italia la pressione massima di carica è di 200-300 bar.

bombola

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La bombola è provvista di una valvola a volantino collegata, mediante un codolo posto sulla maschera a pieno facciale, mediante un idoneo raccordo connettore a vite unificato del tipo UNI EN 148/3.

 

erog maschL’erogatore è dotato di un dispositivo che ne permette l’attivazione alla prima inspirazione e di un blocco manuale, detto pulsante di stand-by. In alcuni modelli, questo coincide con il pulsante di erogazione supplementare, che ha la funzione di permettere un maggiore flusso d’aria in erogazione continua. In altri modelli, questa funzione è svolta da un pulsante apposito posto sull’erogatore.

La maschera è realizzata con una mescola speciale in gomma EPDM o in silicone, che non irrita la pelle e resiste al calore radiante. La marcatura della maschera dovrà riportare ben visibili le lettere “F” ed “A”, che attestano tale capacità.

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mascheraLa maschera si collega al viso dell’operatore tramite una bardatura formata da 2 cinghiaggi mascellari e 2 temporali, più un cinghiaggio superiore, tutti regolabili, ed è inoltre dotata di un visore in robusta plastica (metacrilato), che assicura un sufficiente campo visivo. Alla maschera è collegato un bocchettone a madrevite per l’attacco dell’erogatore di tipo unificato (diverso da quello della maschera a filtro), che incorpora una valvola di inalazione ed un dispositivo fonico, entrambi protetti da apposita schermatura parafiamma.

All’interno della maschera è collocata infine una mascherina oro-nasale munita di due valvoline di ingresso dell’aria, che si chiudono automaticamente all’espirazione, con la funzione di evitare l’appannamento del visore.

L’aria espiratasi scarica dal facciale, senza ricircolazione, attraverso una o due valvole di esalazione poste generalmente sulla parte inferiore della maschera.

Nella maschera, anche durante l’inspirazione su richiesta d’aria dell’utilizzatore, la pressione non scende mai al di sotto di una sovrappressione di 0,1 mbar (frequente 1 mbar). Questo modo di erogazione dell’aria viene definito “a domanda a funzionamento in sovrappressione”ed è ritenuto oggi il più affidabile.

Grazie alla sovrappressione sempre presente nella maschera, infatti, non si possono avere rientri di aria inquinata dall’esterno neppure nel caso di imperfetta tenuta del facciale sul viso dovuta a barba, baffi, o basettoni (comunque da evitare).

Esistono, però, anche altri tipi di erogatori, di uso comune in passato, che erogano l’aria sempre a domanda, ma solo se l’operatore crea nella maschera una lieve depressione e che per questo vengono detti “a domanda a funzionamento in depressione”.
L’autorespiratore isolante a circuito aperto a funzionamento in sovrappressione assicura la massima protezione possibile delle vie respiratorie. Questo maggiore grado di protezione è però pagato in termini di autonomia, perché le perdite d’aria dalla maschera che evitano rientri pericoloso di inquinante riducono l’autonomia dell’apparecchio.

Esistono quindi autorespiratori dotati di erogatori a domanda commutabili, che funzionano in depressione o sovrapressione a seconda delle necessità.

L’indossamento dell’apparecchio e il sostegno di bombola e riduttore sono assicurati da uno schienalino, o bardatura dorsale, dotato di opportuni cinghiaggi (due spallacci, una cintura lombare e una cinghia di fissaggio bombola) resistenti alla fiamma.

manometro

Completano l’autorespiratore un manometro di controllo per la lettura della pressione nella bombola, che comunica con questa mediante un tubo di collegamento detto frusta di alta pressione, innestato all’ingresso del riduttore, e una valvola di sicurezza per evitare che, in caso di funzionamento difettoso del riduttore, la pressione nel tubo di media pressione superi i 12-15 bar circa.

Su tutti gli apparecchi è presente infine un dispositivo acustico di allarme. Esso segnala che la pressione nella bombola ha raggiunto i 55 bar (evidenziati in rosso sul manometro), oppure che restano disponibili all’interno della bombola 200 lt di aria, che garantiscono 3 minuti circa di autonomia. A seconda della casa costruttrice, tale dispositivo può trovarsi sul manometro, sul gruppo di riduzione, o sull’erogatore.

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I modelli di autorespiratore più recenti adottano bombole in materiale composito, più leggere di quelle in acciaio ma ugualmente resistenti, e in grado, se caricate con una pressione massima di 300 bar, di immagazzinare a parità di peso una quantità d’aria leggermente maggiore rispetto alle precedenti.

Poiché gli autorespiratori sono destinati alle squadre antincendio, i costruttori hanno progettato anche appositi sistemi accessori, a volte non contemplati dalla normativa, finalizzati al miglioramento di alcune prestazioni specifiche degli apparecchi. Le bombole, ad esempio, possono essere trattate con vernici fosforescenti per assicurare la visibilità dell’operatore anche al buio, oppure possono essere interamente costruite in materiale composito a peso dimezzato per una maggiore maneggevolezza.
Particolari
I manometri possono essere a lettura digitale ed indicare direttamente l’autonomia residua monitorando in continuazione il ciclo di respirazione dell’operatore.

Il riduttore può essere provvisto di innesto per un secondo tubo di media pressione (o seconda utenza), collegato ad un’apposita maschera dotata di erogatore a funzionamento in depressione, per consentire il salvataggio di un’altra persona.

Le maschere possono avere un visore panoramico per migliorare il campo visivo, essere dotate di attacco rapido all’elmo di intervento, essere corredate da elmo protettivo integrato per Vigili del fuoco con sistemi di illuminazione antideflagranti, o essere dotate di sistemi di comunicazione radio, ecc.

Modalità di impiego

Per una corretta utilizzazione, gli autorespiratori ad aria compressa vanno in primo luogo selezionati in base alla classe di protezione offerta. A seconda del volume d’aria che contengono, questi dispositivi si suddividono infatti in 6 classi, indicative dell’autonomia dell’apparecchio, cioè della durata potenziale della protezione offerta, che oscilla a seconda dei tipi tra i 6-8 ed i 25-33 minuti.

La scelta del tipo di APVR più idoneo dipenderà, quindi, dalla durata presunta dei lavori da compiere in atmosfera inquinata. Si ricorda che l’autonomia dell’apparecchio non è un valore assoluto. Essa, infatti, dipende dal grado di affaticamento dell’operatore, il cui consumo di aria può oscillare tra i 10 lt/min, in condizioni di riposo, e i 100 lt/min in condizioni di massimo sforzo (per l’attività V.F. si considerano realistici consumi intorno ai 60-80 lt/min).

Autonomia

L’autonomia di un autorespiratore ad aria compressa si calcola dunque dividendo la capacità dell’apparecchio (data dal prodotto della pressione max di carica della bombola per il volume geometrico della stessa) per il consumo ipotizzato secondo la mansione svolta. Ad esempio, se si ha a disposizione un autorespiratore con bombola di 7 lt caricata ad una pressione max di 200 bar, che deve essere impiegato in condizioni di sforzo (consumo reale ipotizzato: 60 lt/min) ~ 23 min.
Questo metodo di calcolo può rivelarsi utile nelle fasi appena precedenti l’intervento, o nello stadio di programmazione dello stesso.
Per valutare l’autonomia residua durante l’intervento esiste un criterio più pratico, che sarà illustrato in seguito. Per una corretta utilizzazione, l’autoprotettore deve trovarsi a bordo del mezzo da intervento “pronto all’uso” nella seguente configurazione-base, che risulta la più adeguata per rapidità e praticità di impiego:

-bombola connessa al gruppo riduttore mediante codolo di collegamento, valvola a volantino chiusa;

-bombola connessa con la bardatura dorsale mediante cinghia portabombola;

-frusta dell’erogatore connessa al tubo di media pressione mediante attacco rapido;

-frusta manometro fissata allo spallaccio sinistro mediante gli idonei passanti;

-tubo di media pressione fissato allo schienalino, eventualmente anche allo spallaccio;

-maschera separata dall’apparecchio, nell’apposita busta sigillata;

-erogatore nell’apposita confezione di protezione, in posizione di stand-by;

-terminale dell’eventuale tubo di media pressione per seconda utenza protetto da apposito tappo.

Questa configurazione consente anche di effettuare con la massima rapidità ed il minimo consumo d’aria le verifiche e i controlli indispensabili per usare l’apparecchio in condizioni di sicurezza.

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Cura e manutenzione

Maschera, ricarica della bombola e bardatura dell’autorespiratore a circuito aperto devono essere pulite dopo l’uso. Se necessario, deve essere effettuata anche una decontaminazione secondaria a quella già eseguita a fine intervento. Periodicamente poi, secondo le scadenze indicate dai costruttori, vanno eseguiti gli interventi di manutenzione sui vari componenti dell’apparecchio, soprattutto sulle valvole e le tenute pneumatiche.

Data la complessità di tali operazioni, manutenzione e pulizia sono attualmente eseguite da strutture particolari, presenti all’interno di quasi tutti i Comandi Prov.li, che prendono il nome di Laboratori autoprotettori. Tali strutture devono essere affidate a personale istruito sulle modalità di ricarica delle bombole, sulle operazioni di pulizia e disinfezione degli apparecchi e sugli interventi di manutenzione ordinaria (quella, cioè, che riguarda le parti in bassa e media pressione). È importante che il personale incaricato segua scrupolosamente le procedure indicate nella nota informativa fornita dai costruttori dei singoli tipi di apparecchio. In alcune realtà avanzate, presso il laboratorio provinciale viene eseguita anche la manutenzione straordinaria degli autorespiratori (quella, cioè, che riguarda le parti in alta pressione), per la quale servono obbligatoriamente personale qualificato ed attrezzature specifiche.