Prudenza e diligenza non bastano più

La foto dal luogo dell'indicente, fonte Gazzetta di Modena

Modena 12 dicembre 2013 Travolta sulle strisce dai vigili del fuoco

La ventenne in Neurorianimazione: aveva le cuffiette, ha attraversato senza udire la sirena dell’autopompa che sfrecciava

Marija Kitanowski, vent’anni, origine serbe, studentessa. Verso l’una, sta aspettando il verde al passaggio pedonale. È quello sulla trafficata via Giardini, all’altezza dell’ampio incrocio con Jacopo Barozzi. Fa freddo, la ragazza si è avvolta una sciarpa al collo: ieri mattina aveva scelto la compagnia delle cuffiette, un po’ di musica mentre si cammina, mentre ci si sposta a piedi. Marija ascolta musica, attende che il suo semaforo, quello per i pedoni, diventi verde. Vede che alla sua sinistra in attesa c’è un autobus pieno di studenti, la situazione è del tutto normale, come deve essere in prossimità di un semaforo. Scatta il verde. Lei procede, passa senza indecisioni, sta per raggiungere lo spartitraffico che divide in due la Giardini nei sensi di marcia. Un altro passo e sarebbe arrivata. In quell’istante, a sirene spiegate e con il lampeggiante, passa una camionetta dei vigili del fuoco. È un’autopompa con quattro vigili chiamati ad intervenire con urgenza in largo Garibaldi, dove era stata segnalata una fuga di gas. Passava veloce, gli altri mezzi si erano accostati proprio per farla passare, avendo sentito da tempo la sirena. Forse anche il bus era a lato della strada proprio per quel motivo. La camionetta passa, la ragazza non sente perché ha le cuffiette, un botto, Marija vola lontano sull’asfalto. È stata centrata dalla parte anteriore sinistra dell’automezzo dei pompieri, a testimoniare che è stata davvero una questione di secondi e di metri. Scattano i soccorsi, dal bus scendono tanti studenti, per terra resta la sciarpa con le cuffiette. L’ambulanza sfreccia con al ventenne e raggiunge l’ospedale di Baggiovara. Marija è in gravissime condizioni nel reparto di Neurochirurgia.


Pedoni e utilizzo di cellulari e cuffie ( fonte Regione Veneto – Comune di Verona )

Con la diffusione dei riproduttori digitali di musica, dagli iPod agli smartphone, sempre più pedoni (ma anche ciclisti) indossano durante i loro spostamenti auricolari e cuffie create proprio per eliminare i suoni della strada.

Se per gli automobilisti ormai è cosa nota che distrarsi mentre si guida può essere fatale, non lo è altrettanto il fatto che la distrazione può risultare pericolosa anche mentre si pedala o si cammina per strada.

Oltre alla distrazione, anche l’impossibilità di ascoltare i suoni dell’ambiente circostante e la privazione sensoriale che ne deriva, risulta il fattore determinante l’aumento dei sinistri in cui sono coinvolti pedoni muniti di cuffie.

L’aumento di casi simili negli ultimi anni appare proporzionale alla crescente popolarità delle nuove tecnologie di riproduzione musicale con cuffie, ed il fenomeno risulta in tale crescita che la Germania ha realizzato sulle proprie strade dei semafori a terra per pedoni distratti.In Europa quasi una persona su cinque è un pedone distratto (distracted walkers) e recenti indagini ci informano che sono più di mille le vittime coinvolte ogni anno in incidenti stradali la cui causa sembra essere la distrazione dettata dall’uso di cellulari e dispositivi tecnologici: per arginare questo fenomeno c’è chi invoca l’introduzione di sanzioni per le persone che attraversano la strada mentre chattano (text walking) o fanno uso di cuffie, come quelle che puniscono chi telefona mentre guida.

Due i concetti sui quali si richiama l’attenzione di tutti gli utenti della strada, siano pedoni o ciclisti:

  1. camminare per strada ascoltando musica ad alto volume con le cuffie o distrarsi utilizzando lo smartphone impedisce di percepire i rischi dell’ambiente circostante;
  2. isolarsi utilizzando cuffie insonorizzate per giocare oppure utilizzare le app preferite mentre si cammina per strada allontana dal mondo reale e dai molti rischi ai quali si è esposti, adottando per distrazione comportamenti pericolosi o anche per evitare gli errori degli altri. 

27 luglio 2021 Prudenza e diligenza non bastano: condannato un soccorritore

Le regole di guida in emergenza valgono anche per i Vigili del Fuoco, e la condanna di un effettivo dell’Emilia-Romagna apre il campo a diversi rischi, con un cambio di passo sull’interpretazione della “prudenza e diligenza”. Vi spieghiamo perché serve la “preveggenza”.

E’ stata confermata dalla Cassazione la condanna per lesioni personali ad un soccorritore Vigile del Fuoco che, durante un viaggio verso un’emergenza – con sirene e lampeggianti accesi – ha investito un pedone. Nonostante fosse in emergenza, nonostante viaggiasse rispettando i limiti con prudenza e diligenza, è stato condannato. Perché?

Ancora una condanna in Cassazione per l’autista di un mezzo di emergenza

La notizia è di pochi giorni fa ed è stata rilanciata da Responsabile Civile. L’iter giuridico di questa condanna è contorto e articolato. Il conducente del mezzo di soccorso – un Vigile del Fuoco a bordo di una APS – durante un servizio con lampeggianti e sirene accese ha invaso la corsia di sinistra di una strada urbana, per evitare dei veicoli fermi sulla corsia di marcia dove era presente un semaforo rosso. Un pedone, non avvedendosi dell’arrivo dell’autopompa, ha attraversato le strisce pedonali sull’intersezione proprio mentre il mezzo stava arrivando, restando però nascosto fino all’ultimo momento da un autobus fermo in sosta, che stava facendo scendere i passeggeri. L’impatto è stato inevitabile, e in primo grado la giustizia aveva dato ragione all’autista del mezzo di soccorso, dichiarandolo innocente. Secondo il primo giudice che ha valutato il caso infatti non c’è reato, escludendo i profili di colpa specifica e generica. L’autopompa dai rilievi stava rispettando i limiti vigenti, il Vigile del Fuoco ha fatto affidamento sul rispetto da parte dei veicoli fermi di lasciargli la dovuta precedenza (rispetto violato dal pedone, in considerazione delle cuffie usate per ascoltare la musica che aveva sulle orecchie). Rimaneva solo il problema della visuale, ostruita ad entrambi dall’autobus fermo. Secondo la sentenza di primo grado, che assolveva il Vigile del Fuoco, nemmeno alla velocità di 20 kilometri all’ora sarebbe stato possibile evitare l’impatto. 

Il ribaltamento in Appello: affidarsi agli altri non basta

Nonostante l’assoluzione piena, la Procura e le parti civili si erano rivolte in appello al tribunale superiore di Bologna, dove il giudizio era stato ribaltato: il conducente del mezzo di soccorso – ha rilevato la corte, in una disamina più di diritto che di sostanza – anche laddove impegnato in un servizio di emergenza, non può creare situazioni di pericolo e deve tenere conto di particolari situazioni createsi durante la circolazione, siano esse di traffico o generate per altri motivi. Nel caso di specie la corte d’Appello ha ribaltato il giudizio perché proprio in considerazione della scarsa visuale, prima di immettersi sull’incrocio e di passare sulle strisce pedonali, l’autista Vigile del Fuoco avrebbe dovuto verificare l’assenza di pedoni (che avevano luce verde per attraversamento). Secondo la corte i pedoni potrebbero non aver percepito il transito dei mezzi di soccorso. Inoltre l’autista avrebbe dovuto prevedere la presenza di potenziali attraversatosi, essendo un giorno feriale, alle ore 13, ed essendo in sosta proprio un autobus in quel momento. 

La Cassazione è un giudice di legittimità: in futuro questa sentenza farà scuola

Il ribaltamento, ovviamente, non è andato giù alla difesa dell’imputato. Per questo motivo è scattato un ricorso in Cassazione per una piena e chiara interpretazione dell’articolo 177 del codice della strada, che riguarda nello specifico proprio la condotta dei mezzi e il tema della “prudenza e diligenza”. Che cosa significano? Purtroppo la massima corte di giustizia italiana ha confermato la sentenza di appello, sottolineando come l’interpretazione dell’articolo 177 comma 2 sia giusta quando avviene in modo restrittivo. Nel caso di specie, c’erano le seguenti condizioni:

  • Strada molto trafficata
  • Presenza di un incrocio con passaggio pedonale ampio
  • Luce semaforica rossa per il mezzo di soccorso e verde per i pedoni
  • Ingombro del bus di trasporto fermo sulla corsia adiacente
  • Blocco del traffico causato dal bus
  • Impedimento della visuale ai pedoni in un’ora di punta di giorno feriale

Secondo la Corte bisognava prevedere il passaggio di persone in attraversamento.

La presenza di un intervento di emergenza in atto che costringeva l’autista del mezzo di soccorso a violare il codice della strada, non doveva superare la regola della comune prudenza. Regola che doveva imporre di verificare che nessun pedone avesse iniziato o proseguito l’attraversamento. Secondo la Corte di Cassazione in quel frangente “prudenza e diligenza” avrebbero consigliato di rallentare a passo d’uomo o fermare il mezzo di soccorso, a causa delle troppe variabili in gioco. 

Dalla prudenza alla preveggenza: perché?

Allora il giudice di primo grado ha interpretato male l’articolo 177? Secondo la Cassazione si. Il comma 2 di questo articolo dice chiaramente che prudenza e diligenza devono appartenere all’autista del mezzo di soccorso, sia esso sanitario, dei Vigili del Fuoco o delle Forze dell’Ordine. Non si può fare affidamento sul rispetto da parte degli altri utenti della strada dell’obbligo di lasciare libero il passo, atteso che anche per essi vale la regola della prudenza e della diligenza. L’utente della strada è responsabile anche del comportamento imprudente altrui, purché rientri nel limite della prevedibilità. Secondo la corte infine, il giudice di primo grado non avrebbe inserito nella sua previsione anche la presenza dell’ingombro dell’autobus, una circostanza che – riducendo la visuale – avrebbe dovuto imporre maggiore prudenza. 

Il Vigile del Fuoco quindi è stato condannato per Lesioni personali, articolo 590 del codice penale, e al pagamento di 1.400 euro di spese processuali. La sentenza apre con ogni probabilità alla istituzione di un processo in sede civile, che rischia di diventare un caso di specie dalle conseguenze davvero gravi per chi si occupa di guida in emergenza. La prevedibilità di un evento è uno dei punti di maggiore difficoltà per qualsiasi situazione di guida in emergenza.

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